Un Nuovo Inizio

Incipit di Tolian

 

Lo specchio rimanda un'immagine che non riconosco. Non sono io eppure è mio quel movimento che il simulacro scimmiotta passivamente. Fisso negli occhi quella creatura senz'anima e mi chiedo come hai fatto.

 

Parte originale di Marco Signorelli

 

“Zi zi, bellizzimo laforo. Ja.” L’entrata di uno strano omino sorridente sotto uno sguardo miope coperto da occhiali tondi fa sobbalzare l’immagine dello straniero allo specchio. Uno sguardo spaurito si legge negli occhi della creatura, un barlume di consapevolezza oppure solo istinto di sopravvivenza? Non lo saprò mai.

“Ora tu ziede, zi? Prima di tutto kvesta mattina dofere ezzere di ripozo. Zolo ripozo. No kiedere nulla a infermiera et und non toccare lei zotto gonna, ja? Hihihi. Zotto gonna c’è ein pellizzima cosa, ma tu no tocca.” L’omino fa segno di no con l’indice ben teso ed accompagna il tutto con un broncietto severo. Poi si ferma a guardare da vicino la creatura e, con il tono di un padre affettuoso e di una madre amorevole, continua il suo soliloquio “Tu pellizzimo. Ja, mein kapodilavoro. Tutti dire di io che Proff. Heinzburgher è di pazzo in tezta. Ma io no pazzo in tezta. Io grandizzimo geghnio. Zi zi, di geghnio unico in monto.”

 

L’uscita dell’omino mi sorprende per la sua silenziosità; mi attendevo una risata prolungata che svaniva lungo i corridoi, invece nulla. Come è entrato così è uscito; in silenzio.

Mi butto sul letto, lontano dallo specchio bugiardo che non mi lascia pensare. Chi sono? Dove sono? Dove trovo da mangiare? Le domande basilari dell’universo si accavallano veloci in quello che sembrerebbe essere ancora il mio cervello.

Credo di essermi addormentato perché mi trovo l’infermiera accanto al letto intenta a sistemare un vassoio con del cibo, almeno dall’odore sembrerebbe cibo. L’aspetto non è invitante, quello del cibo intendo, mentre l’infermiera risveglia alcune sensazioni strane in questo corpo estraneo. Lei mi  guarda come se non mi vedesse, deve esserci abituata per riuscirci così bene, e basta quello sguardo per placare la bestia. Ma il cibo è gustoso, tanto che lo termino in pochi minuti e cado addormentato.

 

“Mio piccolizzimo amico, zu zu, zveghlia. Non ezzere più tempo di dormita.” Il proff. cinguetta più che parlare. Una vocina leggera leggera come se non volesse veramente svegliarmi.

“Non potere dare a te bacino di buon ciorno. Hihihihi. Questo grande ciorno di tua nuova affentura in monto” Il proff indossa una tuta di protezione batteriologica con autorespiratore, la conosco, non ricordo come mai, ma so esattamente come si usa e quando. Mi tocco nervoso il corpo per capire se sono ancora intero. Heinzburgher sorride come al solito. “Tutto pene mio piccolizzimo amico. Hai dormito qvuattro ciorni et ein notte. Ora tu alza e seguire me. Voce va meghlio zi?”

Mi alzo come se stesse suonando un flauto magico. Cerco di parlare e la voce mi esce con un timbro strano. Non la riconosco. Non è la mia voce. Ma è una voce e la uso “Chi…chi sono?”

Il proff annuisce dentro il casco protettivo “Ja, piccola di amnézia. Tutto previzto in ztudio. Ora fiene con io che spiega lungo ztrada.” E si avvia. Supera la porta, poi il corridoio e poi altre porte e poi porte di sicurezza e poi la stanza di decompressione e poi fuori. Durante tutto il tragitto parla e racconta e ride e gioisce dentro la tuta. Sono fuori e lui mi fa ciao ciao con la manina mentre la porta stagna si richiude lasciandomi solo nel nuovo mondo. Un mondo tutto per noi.

Noi, i volontari per la diffusione della vita umana nei pianeti. Noi che abbiamo accettato di modificare la genetica del nostro corpo pur di adattarci a vivere e prosperare in mondi ostili. Noi, che non ci riconosciamo allo specchio. Noi ora siamo i Primi. Ed Io sono Lion Sergio Estevez Monte, ricercatore del settore biochimico. Uno tra i volontari oltre che scopritore del fattore sei di mutazione stabile. Saluto con la mia nuova mano il genio che ha permesso tutto questo, poi mi volto ed inizio a camminare fino ad arrivare all’orlo del piccolo altipiano. Osservo l’orizzonte.

Il sole rosso è alto nel cielo, nuvole gialle si rincorrono attraverso un cielo carminio. Le frequenze I.R. fanno splendere il suolo. Gonfio il petto e lascio che le scaglie protettive si distendano per farmi assaporare una boccata di aria fresca; zolfo e metano, che buon profumo.