Fantasy

 

Il risveglio

Racconto inedito di  Marco Signorelli

 

Si stiracchiò per bene, in fondo era la prima incombenza da eseguire  al risveglio; il primo insegnamento che gli fece sua madre quando era ancora un cucciolo. Sentì i muscoli stirarsi ed allungarsi, le ossa schioccare mentre si riallineavano. Allargò le fauci in un muto ruggito, quasi un largo sbadiglio ed, infine, aprì gli occhi e non vide nulla. Nulla di interessante nel buio assoluto della grotta. Non che fosse importante per quelli della sua specie, il buio non esisteva, per cui percepì il segno della frana che aveva causato lui stesso per sigillare l’anfratto ed ottenere la giusta protezione durante il suo riposo. Annusò l’aria stantia  in cerca di qualche da poter mangiare, ma nulla di più grande di qualche insetto era penetrato nella sua tana durante il letargo.

-Fame - pensò mentre con colpi istintivi si apriva la strada verso l’esterno.

- Draghi - pensò appena il primo alito d’aria esterna passò tra l’ultimo strato di roccia e terra. L’acqualina gli riempì la bocca di una fremente aspettativa, un drago era impossibile da uccidere, non da solo, a meno che non fosse stato un cucciolo di uno, massimo un anno e mezzo. Una preda ambita e, con il tempo, sarebbe riuscito a predare anche un esemplare di due anni, ma non ora, le sue zanne non erano ancora in grado di scalfire la pelle di un drago di due anni.

-Tanti – Fu ciò che gli passò per la mente quando potette respirare l’aria fresca. Rimase perplesso, così tanti draghi non si erano mai sentiti. L’aria era piena del loro odore; l’odore dei vulcani e delle paludi, l’odore del fulmine e delle pozze bollenti.

- Fame – Avrebbe pensato poi al brulicante pullulare draghesco, ora doveva mangiare per rimettersi in forze.

Ogni maschio della sua specie aveva un ampio territorio di caccia, e quello era il suo, ma il letargo avrebbe potuto farglielo perdere per cui annusò l’aria in cerca di avversari, puntò il muso verso gli avvertimenti che aveva lasciato, ruotò il capo per annusare i punti di confine e soddisfatto constatò che nessun usurpatore aveva osato cercare di spodestarlo e nessuna femmina era a portata di odorato, almeno nessuna più vicina di un mese di cammino, il suo limite, ma anche questo era un problema che avrebbe affrontato in seguito.

Verde, alberi, rovi, erba, foglie, conigli, scoiattoli, volpi, uccelli, alcuni draghi alti nel cielo e due fate leggere … umani; dove ci sono gli umani gli elfi e gnomi e nani e troll e goblin non ci sarebbero stati, così era stato e così è. Un grosso pesce che gli stuzzicò solo l’appetito. Umani. Non doveva mangiare gli umani, hanno la brutta abitudine di uccidere chi usa i loro simili come cena.

- Deviare – La gola del fiume era più sicura della foresta.

- Draghi. Umani. Troppi. – Un odore famigliare, la pietra che gli umani sciolgono per costruire la pelle del drago, l’odore di un cavaliere.

- Sniff. Sniff. Sniff. – No, almeno tre. Cacciatori di draghi? Sapeva che gli umani cacciavano le creature non solo per mangiarle, ma per ottener parti che usavano come simboli o prestigio o ingordigia.

Doveva girargli alla larga, non voleva essere una preda o un trofeo.

Un piccolo drago, lungo la pista. La ricordava quando era solo una traccia d’odore tra il sottobosco, ora era più larga, la terra ben pressata e puzzava di umani, di certo era resa scorrevole per i loro spostamenti, adattata ai cavalli e ai loro tronchi che rotolano, sono così deboli da dover far portare le loro prede a dei tronchi che rotolano. Carro, così gli aveva detto sua madre, magia degli umani.

Il drago si avvicinava lento lungo la pista. Gli occhi gialli che scrutavano il buio della notte, il puzzo del suo alito lo precedeva, era forte, doveva avere problemi di stomaco, e ciò poteva renderlo pericoloso, ma anche debole e lento. Forse era ferito, si sentiva anche un lieve odore del ferro e quello ancora più smorzato degli umani, come se il drago ne avesse mangiato qualcuno. Non si soffermò su quel particolare. Uccidi o vieni ucciso, questo era il suo istinto. Si mise controvento e…eccolo a portata di balzo. Si rannicchiò… piegò le zampe posteriori prima di farle scattare. Un balzo degno di uno del suo rango, un futuro capobranco. Il corpo massiccio sembrò spiccare il volo e planare in una elegante parabola. Le unghie scattarono e la criniera fluttuò al vento… una sensazione di libertà e di potere lo pervase.

-Crasch – Crasch? Che rumore insolito, si sarebbe atteso un plof, uno sbang, un patounf, ma non un crasch.

La pelle del drago era dura ma sottile, gli artigli la lacerarono facilmente, ma non uscì il caldo sangue che si era atteso, e l’odore non era quello della rossa, nutriente e saporita carne di drago. Le mascelle affondarono in quel corpo e strapparono un brandello di… di.. – Sput – sputò, e no; non sapeva di drago, sapeva di erbe di palude marcite, di sterco di troll, e di ferro degli umani… umani…? Erano dentro al drago..?

- Trappola – Pensò mentre scattava per allontanarsi dal pericolo dell’inatteso. Un drago finto come esca? Per chi? Per la sua razza oppure per catturare altri draghi?. Pochi balzi per fuggire e sparire tra le ombre della foresta.

 

Gazzetta della ValMadrera: articolo di fondo.

Un gruppo di cercatori di funghi si è trovato attaccato da un leone. – Non so bene che bestia fosse – dice A.M. – Abbiamo sentito un colpo sul cofano, i finestrini si sono rotti, come se fossero esplosi e la macchina si è fermata –

Continua M.S. – Sedicente leone… non lo abbiamo mica visto bene… era buio… tutto è successo di fretta… e poi le luci si sono rotte. Quello che è certo è che non so come spiegarlo all’assicurazione che qualche cosa mi ha tranciato la carrozzeria e rotto le balestre. Sa son mica bruscolini -