PICCOLI PIACERI

Incipit di Giusi Marchetta


Caterina dice che aspetta ogni mercoledì a partire dal mercoledì sera. Che è il suo piccolo momento di piacere. Io non mi faccio illusioni, però: dice tante cose. Quando arrivo ha già messo al loro posto i pezzi sulla scacchiera e i cuscini, visto che giochiamo sul pavimento e ogni partita dura un’ora o più.
“Non tocca a me il nero” faccio, come ogni volta.
“Si invece” dice lei, accarezzando i suoi pedoni bianchi come se fossero un piccolo esercito del bene.

 

Zippa Zeppa Zuppa

Parte originale di Marco Signorelli

Rassegnata mi sdraio afferrando il mio cuscino preferito per mettermelo sotto la pancia. La scacchiera è sistemata tra di noi così che si possono guardare i pezzi dall’alto. Preferirei avere la possibilità di una visione con più profondità, ecco perché appoggio la guancia al pavimento ed osservo la prima mossa di Caterina.

“Perché provi sempre con il barbiere? Lo sai che non ci casco più” dico alzando la testa di quel poco per non mangiare la polvere mentre parlo.

“Non si sa mai” risponde lei, prendendo la scatola dei biscotti da sotto uno dei cuscini. La apre e ne prende uno poi me la offre. Inutile aggiungere che non ci penso mentre con la mano destra muovo il mio pedone di Re e con la sinistra prendo uno di quei biscotti olandesi al burro che ti lasciano le dita unte e la bocca piena di profumi.

Caterina annusa il biscotto mezzo morsicato, lo guarda di profilo e prima di procedere con la nuova mossa. Una strategia differente, per ora finalizzata solo ad un arrocco in ala di Re, la sua mossa preferita; muovere contemporaneamente due pezzi deve sembrarle particolarmente eccitante ed irrinunciabile.

 “L’altra sera mi è caduto l’alfiere a terra, mentre aiutavo mamma a spolverare” aggiunge appena il cavallo fa il suo salto sopra la fila dei pedoni in difesa.

“Ah si? Chi ha fatto quel volo?” mi affretto a chiedere curiosa, mentre finisco il biscotto ed allungo la mano per prenderne un altro. La scatola si deve svuotare prima della fine della partita; è una delle nostre regole segrete.

“Aldebrando. Fortunatamente non si è ammaccato” aggrotta la fronte particolarmente indispettita dalla mia mossa. Ora l’arrocco deve attendere se non vuole trovarsi senza il cavallo tra tre mosse.

“Chissà come si è preoccupata Lucilla. Lei è sempre così ansiosa” dico preoccupandomi per la sorte di Aldebrando, non sarebbe bello se si facesse male. Ci abbiamo messo settimane per trovare il nome ad ogni pezzo e creargli una storia con gli amici e i nemici e gli amori e le simpatie e la personalità e dove abitano e cosa gli piace.

“Lucilla ha rischiato che suo padre la scoprisse; torturava il fazzoletto mentre Hans e Turliano sghignazzavano” racconta lei con la bocca piena di biscotto, il segreto e non farne cadere neppure una briciola, anche se il maggior oltraggio al galateo sarebbe sputacchiare. Se si sputacchia si deve pagare pegno e non si deve pagare pegno durante una partita è scritto nelle nostre regole.

“Turliano puzza” dico mentre muovo le gambe come se stessi nuotando. Le calzette mi sono scivolate quasi fino dentro alle scarpe, ma tanto non c’è mamma che mi stufa dicendomi di sistemare il vestitino che una signorina non deve mica farsi vedere in disordine. Nel frattempo muovo e sorrido soddisfatta; e si, ho una bella strategia in testa.

“Solo perché fa lo stalliere” dice mentre attua una difesa attiva liberando la strada all’alfiere in ala di regina.

Caterina difende sempre Turliano, forse perché ha una piccola ammaccatura proprio sulle orecchie, in effetti un orecchio non c’è proprio, mentre l’altro è sbreccato, ed è strano sentire quei difetti sotto le dita quando lo prendo per il collo e lo muovo per il primo attacco serio della partita. Poi punto i gomiti a terra e appoggio il mento sulle palme delle mani unite ai polsi.

“Tocca a te Caterina” e sorrido.